Il mondo è pieno di citazioni famose che in realtà non sono mai state dette, o sono diverse da come vengono tramandate. Ad esempio, se riguardate il Biancaneve della Disney vi sorprenderà scoprire che la regina non dice: "Specchio specchio delle mie brame", ma "Specchio, servo delle mie brame". Interessante come possiamo scoprire la verità su una frase che diamo per scontata. Ad esempio, ma Shigeru Miyamoto ha mai davvero detto: "Un gioco rinviato alla fine è buono, ma un gioco fatto di fretta è brutto per sempre"?
È quello che si è chiesto l'animatore Javed L. Sterritt (qui il suo canale YouTube) qualche settimana fa sul suo profilo Twitter
Darò seriamente 100 dollari alla persona che riesce a trovare l'origine della citazione di Miyamoto [...]. Non voglio articoli che la citano. Cerco la frase ORIGINALE.
Inizialmente un utente rispose con questo link: un'intervista di Famitsu del 2001 a Shigeru Miyamoto e il suo acerrimo nemico Yuji Naka. Nell'articolo non c'è la frase esatta, ma Miyamoto esprime un concetto simile:
Quando hai una grande idea, tutti vogliono renderla realtà. In quelle situazioni, il mio ruolo è rassicurare gli impiegati che vengono a chiedermi: "Ma abbiamo tempo per fare questa cosa?" [...] L'intero staff inizia a pensare: "Se facciamo uscire il gioco in questo stato [senza la nuova idea], ce ne vergogneremo." Se il team non lavora come degli artigiani, non sarà un buon gioco.
Purtroppo non può essere questa l'origine della citazione, poiché, anche se l'articolo è uscito nel 2001, la traduzione in inglese è stata realizzata molto dopo, quando la frase era già popolare.
In soccorso dei filologi arrivò Ethan Johnson, redattore del blog The History of How we Play. Johnson spiegò che la frase era semplicemente attribuita alla persona sbagliata: citò un articolo della rivista GameFan del 1998 con un virgolettato di Jason Schreiber, un produttore di GT Interactive, il publisher del primo Unreal.
Un buon gioco è in ritardo solo finché non esce, un gioco brutto è brutto per sempre.
Non è neanche detto che questa sia la prima apparizione della frase, visto che nel 1997 era apparsa anche su un'altra rivista, Gamepro, in riferimento a un altro videogioco in development hell: Blasto per PlayStation. Questa rivista la cita come "un detto dell'industria."
In seguito Johnson ha riassunto tutte le sue scoperte in un pratico thread:
Poco dopo la pubblicazione dell'articolo su Unreal, la rivista Edge ripescò la frase parlando dei rinvii di The Legend of Zelda: Ocarina of Time, dicendo di averla vista "appesa al muro negli uffici di una casa sviluppatrice di videogiochi".
Poco dopo apparvero su UseNet le prime affermazioni secondo cui questa compagnia di videogiochi che aveva quella frase sul muro sarebbe stata Nintendo (o, in alternativa, Rare). E il resto è storia.
Insomma, pare che questa frase sia un vecchio proverbio dell'industria videoludica, e che il passaparola del web abbia preferito attribuirla a uno sviluppatore ultraconosciuto piuttosto che a un signor Nessuno di GT Interactive (scusi, Jason Schreiber) o agli autori di Blasto. Johnson conclude con una riflessione su come il mondo del gaming sia cambiato con l'avvento della grafica poligonale, e come i ritmi di produzione pre-3D fossero diventati improvvisamente impossibili da mantenere, generando tutti questi rinvii.
Ringraziamo Nintendo Life per il pratico riassunto degli eventi, e se vi chiedete perché abbiamo fatto ora una notizia risalente a un mese fa...