Recensione: Yuusha Yoshihiko to Maoh no Shiro | I JRPG in chiave parodistica
Inviato: 30 dicembre 2015, 14:23
La pace è stata spezzata da quando è tornato il Maoh (il Signore del Male), precedentemente sconfitto dall’unica persona in grado di farlo, ovvero lo Yuusha (letteralmente "l’eroe"). Per porre fine all’operato del Maoh è necessario trovare un nuovo Yuusha in modo tale da ristabilire la pace e la tranquillità.
Xervils
Yuusha Yoshihiko to Maoh no Shiro (traducibile in “L’eroe Yoshihiko e il castello del Signore del Male”) è un concentrato di citazioni ai giochi ruolo a turni di una volta e momenti di comicità che talvolta sfociano nella demenzialità. La serie lo dimostra subito, già dalla prima scena, quella della scelta del nuovo eroe. Ci troviamo nel villaggio Kaboy, luogo in cui è riposta una spada sacra e che può essere estratta solamente dal vero Yuusha. Nessuno si è dimostrato in grado e le speranze sono ormai prossime allo zero. È rimasto ancora un giovane che si fa avanti. “Se proprio devi…” sbotta il capovillaggio già rassegnato. Yoshihiko si avvicina, allunga la mano verso la spada e… questa cade letteralmente da sola. Mortificato al massimo, si gira lentamente verso la folla in delirio: ormai non c’è più niente da fare, abbiamo trovato il nostro Yuusha.
Il nostro eroe Yoshihiko non si imbarcherà da solo in questa avventura: infatti farà conoscenza con altre persone che si uniranno alla sua causa per i motivi più disparati, ma soprattutto casuali. È più o meno quello che succede in genere, ma qui è marcato molto il lato assurdo della cosa, rimanendo in linea con il tono dell’opera. Ciascuno di loro dà il proprio contributo per dare vita ad un gruppetto veramente fuori dal comune a cui non potrete non affezionarvi. Abbiamo già accennato del protagonista Yoshihiko che in sé per sé ha un carattere molto ingenuo e un cuore d’oro, ma ha anche un problema di fondo: manca terribilmente di tatto. È divertente quando riesce a spiazzare sia lo spettatore che i suoi compagni d’avventura, rompendo così gli schemi e facendo esattamente quello che non andrebbe fatto (direste mai ad un’amica che è veramente brutta?).
Tutto quello che manca a Yoshihiko lo possiamo trovare nel resto del cast. In questo modo i personaggi tendono a completarsi a vicenda: ad esempio Danjo è l’elemento più anziano del gruppo (guai a chiamarlo vecchio), quindi grazie alla sua esperienza può riconoscere la presenza di un pericolo prima degli altri. È un uomo tutto d’un pezzo e non esiste cosa in grado di farlo tentennare; al contrario le donne non possono resistere al suo charme. Poi c’è Murasaki, l’unica ragazza del gruppo e dal carattere spesso scontroso e un po’ infantile, che dimostra più volte che per uscire fuori da alcuni problemi c’è bisogno del punto di vista femminile. Infine chiudiamo il gruppo con Mereb il saggio che potremmo considerare come il giullare del gruppo. All’apparenza si presenta molto pacato, gentile e composto, ma in realtà è tra i personaggi più profondi di tutti. Pizzicatelo un pochettino e lascerà trapelare la sua vera natura: infatti è facilmente esasperabile e un po’ opportunista. Personalmente mi veniva da ridere solo a guardarlo perché diciamocelo: il parruccone che gli hanno messo in testa, che lo fa sembrare una figura simile ad un monaco, gli calza in modo così strano da renderlo comico. Ogni volta aspettavamo con ansia di conoscere il suo prossimo incantesimo, sempre più inutile del precedente (come gli ricorda sempre Murasaki).
Vagando di villaggio in villaggio, il gruppo incontrerà una vasta varietà di personaggi principalmente di natura videoludica. Non mancheranno i tipici NPC (“non player characters” ovvero “personaggi non giocanti”) o i tanto caratteristici incontri casuali. Il cast viene arricchito da figure ispirate alla cultura giapponese, come alcune divinità o ad esempio i kappa.
Una cosa che ci ha fatto sorridere molte volte è stata quella di vedere personaggi che si comportano seguendo i vari cliché dei videogiochi. Essendo per l'appunto una parodia, questi comportamenti sono stati sottolineati pesantemente, con il secondo fine di far notare quanto siano irrealistici. Talvolta perfino i protagonisti rimangono un po' perplessi da queste stranezze, senza però rendersi conto di essere loro stessi vittime dei cliché. Spesso troviamo personaggi dai caratteri inizialmente stereotipati, ma che poi di punto in bianco si evolvono in maniera inaspettata, lasciando completamente spiazzati. Ogni volta che sullo schermo appare un nuovo personaggio lo spettatore non potrà fare altro che rimanere inerme non sapendo cosa aspettarsi, il che aggiunge un piacevole senso di imprevedibilità.
FlippoH
Francamente, se c’è una cosa che ci ha veramente deluso di Yuusha sono stati gli intermezzi animati. Non perché fossero volutamente brutti e scadenti ma perchè la serie è sempre riuscita ad uscirsene con situazioni geniali, in special modo durante la seconda metà, ed è un po’ un peccato ritrovarsi alcune battaglie con i boss gestite così… frettolosamente.
Xervils
Buoni i luoghi usati per le riprese, che tra radure, foreste e interni delle abitazioni riescono a mantenere la giusta atmosfera. Interessante la scelta dell'ambientazione del castello del Maoh, su cui però non anticipiamo nulla per ovvi motivi. Molto simpatici gli jingle e le fanfare che accompagnano le azioni più basilari, come ottenere un oggetto o scagliare una magia su un avversario. Le musiche invece sono pompose, quasi ad esagerare l'atmosfera epica e rendendola più parodistica. Abbiamo apprezzato tantissimo la pioggia di citazioni presente all'interno della serie, come ad esempio gli incontri casuali con mostri e nemici, i riferimenti alle classi dei personaggi o al sistema di level-up.
FlippoH
Xervils
Ultima nota: se avete giocato Dragon Quest, o se comunque conoscete la serie, potrete notare qualche riferimento in più. Abbiamo già detto che la serie fa riferimento ai giochi di ruolo a turno, ma lo fa con particolare riguardo verso Dragon Quest. Vi siete accorti che Yoshihiko ha gli stessi abiti del protagonista di DQ V?