Esattamente dopo un anno e due giorni dall'uscita del primo Five Night's at Freddy, torno a parlare di questa serie horror che, ammettiamolo, ci ha un po' scartavetrato le gonadi.
Perchè non ci si è mica fermati al secondo episodio, nono: in questi dodici mesi, sono stati pubblicati ALTRI DUE TITOLI. Fortunatamente (?) FNaF4 sembra aver veramente segnato l'epopea degli animatroni, tizi viola e morsi dell'87.
I primi due giochi introducevano a grandi linee due grandi eventi che fungono da motore della storia: un brutto incidente avvenuto nel 1987, in cui un animatronic maciullò il lobo frontale di un piccolo cliente, e una serie di brutali omicidi ad opera di Purple guy, un dipendente della catena di locali. Il terzo e il quarto titolo si occupano di spiegare meglio, pur sempre in maniera criptica, questi due eventi.
Five Night's at Freddy 3 prende luogo una trentina di anni dopo gli eventi del primo capitolo (che, ricordiamoci, avviene DOPO il secondo capitolo). La vecchia pizzeria è stata riaperta, adibita a museo degli orrori, alimentata dalla fama di luogo "maledetto", e, ovviamente, c'è bisogno di una guardia notturna. Tutto normale, considerando che gli adorabili automi assassini sono stati tutti smantellati... Tranne uno.
La prima grande novità del titolo è proprio questa: dovremo difenderci da un solo animatronic, soprannominato Springtrap. A differenza degli animatroni dei capitoli precedenti, però, potrà fare molto più che vagare per il locale o bloccare qualche interruttore: sarà in grado di bloccare uno o più sistemi (audio, video, ventilazione) e creare allucinazioni, dei jumpscare per confondere il giocatore. In quanto "fantasmi", però, non comportano game over, che si ottiene solo se non si è in grado di lasciare Springtrap fuori dalla propria stanza.
Ecco, questa cosa per me è stata il difetto più grande del titolo, la cosa che mi ha fatto perdere interesse. Nei primi due titoli il jumpscare non serviva a far prendere un colpo, creando una "paura facile": servivano a mettere angoscia, l'idea che se non eri attento ti ritrovavi un robo urlante in faccia creava tensione, ciò che voglio da un titolo horror. Ora, con questi jumpscares fini a se stessi, si è del tutto eliminato il climax di ansia, in quanto non dipende dal tuo modus operandi ma è il gioco a tirarteli contro per farti perdere la concentrazione.
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Five Night's at Freddy 4 è l'ultimo titolo della saga, quello che dovrebbe sciogliere tutti i nodi della complicata e misteriosa lore. In realtà non ha fatto altro che buttare altre congetture sulle altre teorie, disgregandole e rimontandole, rompendo le delicate certezze di chi pensava che ormai la storia era stata ricostruita.
Dopo tre capitoli dalla struttura molto simile, con elementi ricorrenti (guardie notturne come protagoniste, telefonate spiega-meccaniche, lo stesso ristorante come unica ambientazione di gioco, incapacità di muoversi), qua veniamo catapultati in una situazione del tutto nuova: impersoniamo i panni di un bambino, il gioco è ambientato in casa, e per la prima volta ci si può muovere negli ambienti. A proteggerci dalle mostruose e zannute versioni dei nostri animatronics preferiti ci saranno solo una torcia, le porte delle stanze e degli armadi, le nostre gambe e le nostre orecchie.
Completando le varie notti, è possibile accedere agli ormai soliti mini game stile Amiga che ci narrano la storia del nostro piccolo protagonista.
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Tirando le somme, la serie non è male, anche se dal mio punto di vista col passare del tempo e dei giochi la lore e i mini giochi sono diventati sempre più interessanti e importanti, oscurando il gameplay, quello che dovrebbe essere il cuore del gioco. E visto che questo non è il tipo di gioco in cui trama e meccaniche di gioco sono quasi un'unica cosa, la trovo un po' un difetto: in un gioco non può interessarmi solo il 20-30% del suo contenuto
Inoltre, capisco che i giochi sono "piccoli", ma farli uscire tutti e quattro nel giro di un anno mi ha lasciato un po' perplessa: a mio parere avrebbe fatto una figura migliore annunciandolo sin da subito come un titolo ad episodi, oppure lasciar correre più tempo tra un capitolo e l'altro, perchè così ha fatto passare una come me, che vedeva molto potenziale ed era una fan, ad una piuttosto indiffirente. Ed è successo a molti nel fandom.
In ogni caso, la serie ha permesso a Scott di mostrare il suo potenziale come story teller e designer, e spero che in futuro rilasci altri progetti.
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That is not dead which can eternal lie, and with strange aeons, even death may die.